MAURIZIO CIANCIA

MAURIZIO CIANCIA

Maurizio Ciancia è nato nel 1978 e cresciuto a Tuscania prima di trasferirsi a Udine dove vive e lavora. Autodidatta, ha scelto la fotografia come consapevole mezzo d’espressione. Dal 2016 si dedica unicamente a lavori di ricerca incentrati sulla sua personale concezione dello Spazio e del Vuoto. 

Tra i principali recenti eventi espositivi: 

– “Vedere Oltre”, Motta di Livenza, 2017; 

– Maravee Fiction “Come se…”, Castello di Susans, 2018; 

– Trevignano Fotografia “Sperimentalismi”, 2019;

– Premio Lynx 2019, finalista e menzione speciale nella categoria Fotografia. Esposizioni a Trieste, Torino, Ajdovščina 

– Cluster Photography&Print – London, 2020. 

Collabora con la galleria MarcoCodognotto di Udine e con CLUSTER LONDON, Londra. 

E’ tra i finalisti del Premio ArteLaguna – 15esima edizione, le sue opere selezionate sono state esposte all’Arsenale di Venezia.

OPERE

Il soggetto della mia ricerca è il Vuoto che cerco di rappresentare attraverso la metafora dello Spazio.

Il Vuoto a cui faccio riferimento è un luogo a-materico e intimo dove trovare silenzio, equilibrio e armonia, quindi non mancanza o assenza ma capacità di contenere e accogliere. E’ una dimensione non condizionata da stimoli esteriori, in particolare da quelli che riempiono la nostra quotidianità. E’ una dimensione dove poter immaginare la sospensione del tempo. Lo Spazio è una metafora utile per rappresentare questi luoghi e disegnare la mia percezione e necessità. E’ un concetto tangibile per dare asp etto concreto alla vocazione della mia ricerca. Ricerca che conduco senza perdere il contatto con la realtà, osservando contesti architettonici urbani e industriali dove riconosco angoli ordinari da trasformare nel mio Spazio. 

La pulizia delle immagini e la loro apparente bidimensionalità,  lo stile minimalista sono elementi funzionali del mio linguaggio, servono a rappresentare l’essenzialità della dimensione intima e interiore che cerco di disegnare attraverso le fotografie. Essenzialità intesa soprattutto come approccio personale utile per raggiungere l’equilibrio: non rinuncia ma riconoscimento del superfluo e conseguente alleggerimento. La scelta dei contesti avviene in maniera istintiva, è importante la mia percezione. Mi serve la pulizia (quindi un numero esiguo di elementi) per rappresentare il Vuoto, mi serve però anche un numero minimo di elementi per rappresentare l’ordine, inteso come selezione, quindi scelta e iniziativa. La posizione di questi elementi genera equilibrio o movimento, nulla è lasciato al caso. La scelta delle cromie, le proporzioni delle forme contribuiscono a questo equilibrio generale. Osservo il Vuoto ma lo rappresento attraverso un concetto di Spazio che cerco di rendere “sufficientemente pieno” per non sentire nessuna mancanza.